Il tormento delle anime perdute

Le guardo muoversi tra queste mura, passano nei corridoi agendo in maniera meccanica. Percorrono gli stessi tratti e compiono le stesse azioni, giorno dopo giorno. Parlano tra loro ma non dicono niente, si muovono ma non vanno da nessuna parte. Il tempo scorre e loro lo subiscono. Un giorno è un anno, un anno è dieci, dieci è una vita. Vecchie ancor prima del tempo, anime spente, ingrigite dalla routine, fantasmi di un luogo che occupano soltanto. Quando i vivi le sfiorano, loro osservano circospette. Nulla deve essere cambiato. Vivono nel tormento e tormentano chi è diverso. Nei vivi vedono una luce che non possiedono più e di questo provano invidia. Il loro immobilismo mi fa paura. Abitano una realtà di confini e strade di cemento, sono adulti fatti e finiti, di quelli che vedono il mondo bianco, nero e grigio. Mi chiedo come possano ripetere sempre le stesse cose, pensare allo stesso modo e mai dubitare. Sono sicure e vantano un’esperienza che contano come età anagrafica, come se alla vita si potesse veramente dare un numero. La loro esistenza è un loop senza fine di azioni e pensieri inconcludenti e vuoti. Occupano lo spazio e il tempo anzichè viverlo e deridono chi agisce diversamente, chi percorre una strada differente, chi sceglie di seguire sè stesso e non gli altri. Tristi anime spente, corpi vuoti di passione, ferme in un passato che non può più tornare, prigioniere di un futuro prevedibile e già segnato. Fuggo e corro verso luoghi boscosi, dove le strade sono ancora sentieri di terra, i fiumi scorrono d’acqua sorgiva e sono certa di trovare vita.

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