Natalino

Ci sono momenti nella vita adulta, nei quali inaspettatamente tornano alla memoria ricordi di infanzia che sembravano sepolti in chissà quale cassetto e, in un attimo, quasi fossero delle istantanee, ti proiettano nel passato.

Oggi è una giornata calda d’estate e sto cucinando, le finestre sono tutte aperte e circola un leggero venticello. All’improvviso, mi ricordo di Natalino, il camioncino bianco delle granite e dei gelati che passava ogni pomeriggio nel quartiere della casa dei nonni, in Sicilia, dove io e la mia famiglia passavamo tutte le estati.

Noi bambini lo sentivamo arrivare da lontano con la sua musichetta sparata a tutto volume dagli altoparlanti. Appena udivamo la sua musica ecco riaccendersi gli animi di entusiasmo dopo il torpore della pennichella pomeridiana. Io mi sporgevo dalle inferriate delle finestre per capire quanto fosse vicino e invidiavo quei bambini dai quali si fermava per primo.

Poi ripartiva e, svoltato l’angolo, arrivava da noi. Eccolo comparire con il suo camioncino di gelati e granite, tutto bianco. Correvo da mia mamma per chiederle dei soldi ma arrivava subito mia nonna, apriva un borsellino pieno di monetine da 5, 10, 50 e 100 lire e dava a me e mio fratello il sonante gruzzoletto.

“Accattatevi u gelatu, a’ nonna” ci diceva in dialetto e io e mio fratello correvamo subito a fermare il camioncino, per la paura che ripartisse subito.

“Una granita al limone” diceva mio fratello.

“Una al cioccolato con panna” chiedevo io.

“E la volete la brioche?” ci chiedeva Natalino e noi ovviamente prendevamo anche quella.

E che buone che erano.

Sono passati vent’anni da allora. In Sicilia non ci vado più molto spesso, i gelati si comprano in gelateria e Natalino non passa più.

Finisco di cucinare e guardo fuori dalla finestra. Quanto vorrei sentire ancora quella musica.

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